A cavallo degli anni Venti e Trenta si fa sentire negli USA il bisogno di nuovi miti per permettere alle persone di trovare in essi la speranza di un mondo diverso da quello che stavano vivendo nella realtà. Sono gli anni in cui la crisi economica ridusse in povertà migliaia di persone, costringendole a trovare nuove dimore in baraccopoli improvvisate.
La stessa crisi la stava vivendo anche l’Europa, dove l’ambizioso cancelliere Adolf Hitler si era proclamato dittatore della Germania dopo aver trionfato alle elezioni cinque anni prima: è la nascita del primo vero supercriminale globale e ciò preparò il terreno per una risposta creativa del mondo libero.
Per il nuovo continente (America), privo di una storia e di una classicità mitologica era il momento per la palingenesi di un mito: i supereroi, dotati di superpoteri e che difendevano l’idea di una democrazia liberale.
Nel 1938 debuttò su Action Comics n. 1, Superman, creato da Jerry Siegel e Joe Shuster. Superman era la rinascita della più antica idea dell’umanità: era un dio.
Un alieno inviato sulla Terra da suo padre Jor-El un istante prima che Krypton, il pianeta condannato, esplodesse. Era un piccolo Mosè per gli ebrei, un Karna per gli indù e poi c’era la divinità occidentale a cui somigliava maggiormente: Superman era il Cristo, l’immortale campione inviato dal Padre celeste per redimerci e insegnarci a risolvere i problemi senza ucciderci l’un l’altro.
Fu pian piano trasformato in uno strumento di comunicazione, Superman era l’eroe del giorno, luminoso e fondamentalmente ottimista.
In contrapposizione, nel 1939 venne creato da Bob Kane e Bill Finger il supereroe della notte, nato per invertire le dinamiche di Supeman: Batman.
Se Superman era il dio del Sole, Batman era il cavaliere oscuro e quindi agiva solo di notte e nell’ombra; Batman era un essere umano senza abilità superumane, le cui abilità da supereroe erano frutto di svariati gadget e allenamento fisico.
L’incontro tra Superman e Batman inaugurerà l’alba dell’universo condiviso DC Comics, un’immensa realtà virtuale popolata da personaggi di finzione ed inaugurarono quella che viene comunemente chiamata Golden Age del fumetto, la quale si concluse nel 1951 con la fine della Justice Society of America, il primo grande supergruppo di supereroi della DC Comics.
In questo periodo si vede proliferare la nascita di altri supereroi, ad esempio Shazam, Lanterna Verde e Wonder Woman per la DC Comics e la Torcia Umana originale (non il membro dei Fantastici 4), Capitan America e Namor per la Marvel Comics.
Tra essi ha maggior risalto Capitan America, che nacque come elemento di propaganda durante la Seconda Guerra Mondiale e il suo compito era quello di rappresentare la libertà e la democrazia in netta opposizione al regime germanico.
Erano figure con poteri soprannaturali che li rendevano più simili a degli dèi. Anche i più umani come Batman e Capitan America avevano capacità e morali ferree che li ponevano su un gradino superiore rispetto ai normali esseri umani.
I supereroi erano lo specchio del loro tempo: gli Stati Uniti avevano combattuto e vinto la Prima Guerra Mondiale ed erano usciti dalla grande depressione mentre la minaccia di un nuovo conflitto mondiale si faceva sempre più concreta.
Il continuare il filone dei supereroi a fumetti portò ad un calo di interesse da parte dei lettori.
Un esempio fu Capitan America che nella sua prima incarnazione continuò a combattere i nazisti anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1954, venne pubblicato il best seller Seduction of the innocent dello psichiatra Fredric Wertham, il quale mise in guardia dai fumetti, accusandoli di essere una forma deteriore di letteratura popolare e una delle principali cause di delinquenza giovanile, spronando chiunque ad avviare campagne in favore della censura su di essi; fu durante questo periodo che la DC Comics attuò un vero e proprio riavvio, riprendendo i personaggi storici della sua casa editrice rendendoli più moderni e accattivanti per i giovani lettori.
Il primo successo fu il Flash incarnato da Barry Allen, il quale inaugurò la Silver Age, una rinascita per i supereroi.
In questi anni, è la DC Comics a dominare il mercato, mentre la Marvel Comics non riesce competere.
Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il concetto di supereroe si diffuse a macchia d’olio: i supereroi di ciascun Paese incarnavano le caratteristiche stereotipate della patria d’origine.
I supereroi inglesi avevano solitamente origini radicate nelle leggende o nella storia e nel 1976, la Marvel United Kigdom pubblicò Capitan Bretagna ad opera di Chris Claremont ed Herb Trimpe, supereroe che riceveva i propri poteri grazie alla magia del mago Merlino. Nelle storie di Capitan Bretagna, le leggende locali erano fonte inesauribile di ispirazione.
I supereroi giapponesi erano tutti robot pilotati da umani, più tecnologici che magici e dotati di straordinarie abilità di combattimento. Ciò derivava dalla casta guerriera dei samurai, sopravvissuta fino alle soglie del Novecento, e da un Paese che nel volgere di pochi anni assumerà l’egemonia industriale nel campo dell’elettronica.
I più famosi sono ancora oggi Mazinga Z, il Grande Mazinza, UFO Robot Goldrake e Jeeg Robot d’acciaio.
L’Italia aveva invece tutti antiereroi sensuali e violenti, eroi negativi e dalla personalità forte e ingegnosa che non si riconoscono nell’ordine sociale esistente.
Nel 1962, le sorelle Angela e Luciana Giussani crearono Diabolik, una specie di Batman al contrario vestito di nero. Era l’eroe che avrebbe potuto essere Batman se avesse scelto di andare contro la legge; cinico e violento assassino all’antitesi del superuomo. Anche la sua compagna Eva Kant rispecchiava un nuovo modo di rappresentare la femminilità, molto più vicina al modello maschile.
Nel 1961 il direttore della Marvel, Martin Goodman, e quello del DC Comics, Irwin Donenfield, si incontrarono ad una partitella di golf e Donenfield si lasciò scappare qualcosa sui piani futuri della sua casa editrice: stava per nascere la Justice League of America, che avrebbe riunito i maggiori eroi della DC Comics.
Goodman si rivolse al giovane Stan Lee per correre ai ripari chiedendogli di creare un gruppo di supereroi che potesse competere sul mercato con quello della DC.
Lee e Jack Kirby crearono i Fantastici 4, i quali erano completamente diversi da ogni altro gruppo di supereroi creato in precedenza, in quanto rappresentavano tutto ciò che Lee pensava dovessero essere i supereroi: esseri dotati di superpoteri, ma anche con problemi e paure.
Questa intuizione fu un successo in quanto attirarono il pubblico con il loro modo di esprimersi: Reed Richards (Mr Fantastic), leader del gruppo addolorato per aver coinvolto il suo più caro amico, la sua fidanzata e il fratello di lei in una missione che ha sconvolto le loro vite; Susan Storm (la Donna Invisibile), la quale si sente invisibile per il mondo intero; Johnny Storm (la Torcia Umana), che maschera dietro la sua spavalderia il dolore per la fine prematura della sua famiglia; Ben Grimm (La Cosa) convinto di essere diventato un mostro e forse il primo supereroe con un superproblema della storia.
Secondo Stan Lee, il concetto dei superpoteri consiste nell’affiancare ad un grande potere una grande responsabilità: bisogna dare al mondo i propri doni, anche se il mondo non è ancora pronto ad accettare il cambiamento portato dai supereroi, per renderlo un posto migliore.
Con i suoi supereroi, Lee riuscì a rispondere alle accuse di Werthan: l’imperfezione non va combattuta, ma va accettata e abbracciata.
I Fantastici 4 sono stati solo l’inizio, perché il vero idolo dei lettori di fumetti fu il personaggio che Lee creò insieme a Steve Ditko: Spider-Man.
Spider-Man è il supereroe che porta al massimo splendore il concetto di superproblema: Peter Parker vive un continuo conflitto tra la sua vita mascherata, necessaria per proteggere la città da continui pericoli, e quella privata dove deve prendersi cura di sua zia May rimasta vedova.
Peter è l’emblema di una società che impone scelte dolorose giorno dopo giorno e in lui convivono questi due sensi di responsabilità, entrambi scaturiti dalla morte dello zio Ben.
Proprio nel suo albo d’esordio, Spidey sceglieva volontariamente di non aiutare chi ne aveva bisogno e questa scelta si ripercuoterà in maniera terribile sulla sua vita. La morte di zio Ben lascia in lui una pesante eredità: la colpa, il lutto e il senso di responsabilità per una morte che poteva essere evitata.
Dopo Spider-Man arrivano altri eroi con superproblemi come Iron Man, Hulk, Dottor
Strange, Black Panther (il primo supereroe di colore della storia), Thor, gli X-Men, Daredevil, ma è sempre Spider-Man che si fa portatore del cambiamento dei tempi e che mostra il lato doloroso dell’essere un supereroe.
Il fascino dei supereroi verrà meno nel 1971 con The Amazing Spider-Man n. 121 – La notte in cui morì Gwen Stacy: tutti capirono non solo che il supereroe può fallire nella sua lotta contro il Male, ma può essere anche colpito sul personale e in modo talmente violento da fargli perdere le sue stesse convinzioni.
In The Amazing Spider-Man n. 121, la nemesi di Spider-Man, il Green Goblin ovvero Norman Osborn, scopre l’identità segreta del tessiragnatele e rapisce la sua ragazza, Gwen Stacy, facendola precipitare dal ponte di Brooklyn. Il nostro eroe arriva troppo tardi.
I supereroi hanno sempre salvato la loro amata, ma non questa volta. Questa storia sconvolse e ancora oggi continua sconvolgere i lettori di tutto il mondo, una storia che fu un punto di non ritorno.
Finì così la Silver Age, l’epoca dell’innocenza. Iniziò la Bronze Age, un’età più adulta per il mondo dei fumetti in cui l’eroe e l’uomo possono fallire.
Ad incarnare al meglio questa nuova era fu un ciclo di storie di Iron Man dal titolo Il demone nella bottiglia. In queste storie iniziano i problemi di dipendenza di Tony Stark dall’alcool. La vita del miliardario viene messa in discussione al punto da fargli pensare di abbandonare l’identità civile, ma non quella mascherata: il mondo può fare a meno dell’uomo, ma non dell’eroe.
L’invincibilità è perduta e Tony si porterà avanti questa fragilità per il resto della sua vita.
Anche la DC Comics farà altrettanto, proponendoci negli anni a venire i lati più umani di Batman, Wonder Woman e persino Superman.
Successivamente, il concetto di superproblema si presenterà anche nella televisione e nel cinema e la cultura di massa inizia a vedere la perfezione con una certa antipatia e il rispondere ai rigidi schemi della società diventa sinonimo di sbagliato.
Stan Lee aveva capito che il mondo non doveva dimenticare i suoi problemi, doveva affrontarli faccia a faccia per superarli. Il mondo non ha più bisogno di mostrare esseri perfetti, ha bisogno di eroi capaci di compiere il loro dovere nonostante le avversità della vita.
Da questo punto di vista, il nuovo eroe della società contemporanea è Batman, che anche dopo essere stato brutalmente sconfitto da Bane sia sul piano fisico che psicologico, riesce a rialzarsi e a riprendersi il mantello.
È Daredevil, che dopo aver perso tutto riesce a rimettere insieme i frammenti della sua vita.
È Iron Man, capace di guardare dietro di sé e ammettere le sue colpe di fronte al corpo senza vita di Capitan America.
È anche Superman, che nonostante la sua superiorità riesce ad ammettere la sua ammirazione per un altro supereroe.
È Spider-Man, che nonostante tutto trova sempre il modo di rialzarsi perché sa più di ogni altro che da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
Per approfondire:
Supergods (2011) di Grant Morrison
Marvel Comics. Una storia di eroi e supereroi (2012) di Sean Howe
Superman & Co. Codici del cinema e del fumetto (2018) di Giorgio Ghisolfi
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