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Immagine del redattoreGiovanni Centola

Anakin Skywalker: tra Cristo e Anticristo

"E nel tempo di grande sconforto verrà un salvatore e sarà chiamato il Figlio dei Soli."

Di questa sorta di profezia, ben nota agli appassionati del ciclo di Star Wars, non c’è traccia in nessuno dei film che compongono una delle migliori saghe della storia.

Eppure, era ben presente nella mente di George Lucas nella metà degli anni Settanta, quando il soggetto del primo episodio cinematografico cominciò a prendere forma definitiva.

Anzi, su di esso si sarebbe basata l’intera costruzione di un’epopea fantascientifica che avrebbe messo al centro della riflessione proprio la complessità della figura messianica di un salvatore: non Luke Skywalker, come si sarebbe potuto pensare inizialmente; ma Anakin Skywalker, poi Darth Vader, prima perfetta incarnazione del Bene, poi incarnazione assoluta del Male.


Quando Lucas scrisse il testo di quella profezia, aveva già chiaro in mente il percorso che avrebbe dovuto seguire il suo ciclo cinematografico, e aveva soprattutto in mente il riferimento da cui attingere: l’ottica cristiana.

I parallelismi con il racconto cristiano sono, a ben vedere, numerosi: la Forza, intesa come Spirito Santo, cioè come essenza onnipotente che permea la vita; Anakin, figlio della Forza come Cristo è figlio di Dio con la mediazione dello Spirito Santo; come Gesù compie il suo primo viaggio dall’umile luogo di origine (Nazareth) a Gerusalemme per essere presentato al Tempio, allo stesso modo il giovane Skywalker parte da Tatooine approdando a Coruscant, per essere presentato al Consiglio Jedi; infine, la reticenza dei Cavalieri nel riconoscere il ruolo del Prescelto è simile a quella che si riscontra nei Dottori della Legge ebraica nel riconoscere il Messia.

Anche le ambientazioni non sfuggono ai parallelismi: su tutte, di forte impatto sono i deserti presenti in Star Wars, che ricordano il deserto biblico inteso come luogo fisico e spirituale.

"Non c'è stato un padre. Io l'ho portato in grembo, l'ho fatto nascere, l'ho cresciuto. Non so spiegare cos'è successo."

Le parole dette in Star Wars I -La Minaccia Fantasma da Shmi Skywalker per descrivere la nascita del figlio Anakin, sono le fondamenta di un’interpretazione cristologica dell’intera saga, riprendendo il concepimento verginale di Maria.

Vi allude esplicitamente anche il maestro Jedi, Mace Windu, quando chiede a Qui-Gon Jinn: “Ti riferisci alla profezia di colui che porterà equilibrio nella Forza. Credi che sia questo ragazzo?”: si allude a una profezia che tutti gli Jedi tengono in grandissimo conto, al punto da farsi influenzare nelle loro successive decisioni. Anakin Skywalker appare così come il Prescelto e come tale viene spesso chiamato dai membri del Consiglio.

Che la Forza stessa abbia reso incinta Shmi Skywalker, è una prova incontrovertibile del parallelismo cristiano: la Forza è intesa come Spirito Santo, quindi come essenza invisibile, onnipotente, extra-sensoriale; Anakin, come figlio stesso della Forza, così come Gesù figlio di Dio attraverso la mediazione dello Spirito Santo che ne è parte integrante.

Ad accorgersene per primo è Qui-Gon Jinn, giunto su Tatooine per puro caso, insieme a Obi-Wan Kenobi e alla regina Amidala. Tre, come i Magi che si recarono a Betlemme guidati da una “stella”; per Qui-Gon, l’incontro con Anakin non è casuale, la Forza, probabilmente, ha guidato i tre fuggiaschi su quel pianeta in quella determinata circostanza.

Con Qui-Gon si realizza l’epifania di Anakin, la manifestazione dei suoi particolari attribuiti, riconosciuti come tali dal maestro Jedi, analogamente a quanto fecero per primi i Magi a Betlemme.

È vero che la convinzione di aver trovato il Prescelto è radicata inizialmente solo in Qui-Gon: né Amidala né tanto meno Obi-Wan ne sono convinti; la prima, inizialmente, ignora completamente la vicenda, mentre il secondo critica esplicitamente la scelta del maestro di portare Anakin su Coruscant per sottoporlo al vaglio del Consiglio.

Oltre ai segni della Forza, Anakin si rivela incapace di provare odio o compiere cattive azioni: la madre Shmi lo descrive come un bambino che fa del bene senza chiedere nulla in cambio.

L’arrivo di Anakin a Coruscant e la successiva prova di fronte al Consiglio si rifà esplicitamente all’episodio di Gesù nel Tempio, raccontato nel Vangelo di Luca.

A differenza della maggior parte degli episodi evangelici, quello del Tempio di Gerusalemme si verifica quando il fanciullo ha appena dodici anni. Un Gesù ancora bambino quindi, come Anakin.

I Maestri del Consiglio, come i Dottori del Tempio ebraico, sono i custodi dell’ortodossia; come tali, esaminano accuratamente le straordinarie capacità del bambino (Gesù, Anakin) ma evitano di pronunciarsi in maniera esplicita riguardo il riconoscimento del Messia, o del Prescelto. Se i rabbini ebraici prenderanno le distanze dalla successiva predicazione di Gesù, i Maestri Jedi accoglieranno Anakin solo forzatamente dopo la morte di Qui-Gon (“Il ragazzo il Prescelto forse è”, ammette Yoda) e non accetteranno di riconoscerlo come Prescelto se non, forse, nell’estremo momento precedente la Caduta, con l’eccezione rilevante di Obi-Wan che invece, da scettico, si converte nel più fervente sostenitore della messianicità di Anakin.

L’iconografia paleo-cristiana raffigurava spesso la scena di Gesù nel Tempio con l’immagine del bambino assiso su uno scranno e circondato dai Dottori. La stessa scena è ripresa ne La minaccia fantasma, con Anakin al centro della sala del Consiglio e i Maestri Jedi disposti in circolo intorno a lui. Il simbolismo non proviene tutto dall’episodio evangelico: la disposizione dei Maestri sottolinea l’assenza di una figura centrale all’interno del Consiglio, nonostante l’evidente maggiore venerabilità accordata a Yoda e, secondariamente, a Mace Windu, come nell’immagine della Tavola Rotonda.

Anakin viene strappato alla sua infanzia da Qui-Gon, che decide di farlo diventare uno Jedi; una forzatura relativa, dato che i padawan – cioè gli apprendisti Jedi – iniziano tradizionalmente l’addestramento dopo pochi anni dalla nascita. Dopo il drammatico addio alla madre, Anakin accetta rapidamente il suo destino segnato dalla volontà della Forza. Né Gesù si scompone di fronte alla missione assegnatagli dal Padre.

In realtà Gesù non abbandonerà mai la sua famiglia nel corso della predicazione in Galilea e nemmeno durante la breve permanenza a Gerusalemme precedente alla condanna a morte: la madre Maria assisterà al suo supplizio sul Calvario.

Anakin invece assiste alla morte della madre Shmi, sottoposta al drammatico supplizio dei predoni Tusken su Tatooine, in Star Wars II - L'attacco dei cloni. Le ferite di Shmi sono quelle di Cristo sulla croce: Anakin assiste alla passione della madre, a cui però non fa seguito la resurrezione. Questo passaggio drammatico scuote profondamente le sue convinzioni: Anakin, che sa di essere il Prescelto, inizia a bramare quel potere che era di Cristo, ossia la resurrezione dei morti.

A questo punto è il caso di affrontare il problema centrale, cioè l’identificazione dei due diversi personaggi con il ruolo messianico che essi ereditano.

Gesù non mette in dubbio la sua natura: è figlio di Dio, certo, ma in parte è anche Dio stesso, per cui sa perfettamente perché è stato mandato sulla Terra.

Lo ignora invece Anakin: egli è convinto di essere il Prescelto, perché possiede poteri superiori a quelli della maggior parte dei cavalieri e dei Maestri Jedi, senza ancora essere un Maestro, ma non sa qual è la missione che egli deve compiere: quello che sa deriva dalla profezia, che parla di un prescelto che rimetterà equilibrio nella Forza. Il problema della profezia sta proprio nella vaghezza delle parole. È il dramma che colpirà la comunità ebraica di fronte alla rivelazione di Cristo, nel quale essi non riconoscono il Messia: nella tradizione profetica e messianica ebraica, il Salvatore avrebbe dovuto essere un principe, un re della casa di Davide (alcuni evangelisti si sforzeranno di ricostruire infatti un’improbabile genealogia davidica per Gesù). Come tale, il suo compito sarebbe stato certo quello di realizzare il Regno di Dio, ma sulla terra, non in cielo.

Quando Gesù al Sinedrio dichiara esplicitamente “Il mio Regno non è di questa terra”, viene completamente meno l’ipotesi di un Messia politico, capace cioè di liberare Israele dal giogo romano e rifondare la potenza del trono di Davide. Per i cristiani, Gesù è davvero il Messia, ma non adempie alle profezie dell’Antico testamento nel modo in cui auspicavano gli ebrei.

Analogamente, quando Anakin cede alla tentazione del Lato Oscuro i membri del Consiglio Jedi, in questo caso del tutto identici ai membri del Sinedrio, si rendono conto che egli non è il Prescelto, o meglio non è il tipo di Prescelto che si attendevano. “Dovevi portare equilibrio nella Forza, non lasciarla nelle tenebre!”, gli rinfaccia Obi-Wan.


In realtà è proprio quello che Anakin farà, liberatosi dalla maschera di Darth Vader, nell’ultimo capitolo della trilogia originale, non a caso intitolato appunto Il Ritorno dello Jedi: uccidendo l’Imperatore Palpatine, il brevemente redivivo Anakin Skywalker restituirà l’ordine e l’equilibrio della Forza nella galassia.

Ma perché allora seguire un percorso così violento e drammatico? Non è certo il percorso seguito da Gesù. Qui le strade divergono: mentre Gesù s’immola sulla croce, vittima della disillusione sul suo ruolo messianico (sulla croce viene incisa, sbeffeggiante, la frase: “Gesù Nazareno Re dei Giudei”), Anakin cede alla tentazione del Male e diventa, per seguire l’analogia, l’autentico Anticristo.

La tentazione che Anakin subisce a opera di Palpatine è identica alla prova affrontata da Gesù con Satana nel Vangelo secondo Matteo. Il diavolo tenta Gesù con prospettive di poteri enormi, puntualmente respinte (“Vade retro, Satana!”).

Il percorso di seduzione intentato da Darth Sidious è assai più raffinato e ottiene alla lunga il risultato auspicato: quello di convertire Anakin al Lato Oscuro. Egli cede perché proprio la tentazione del potere gli risulta irresistibile. Il potere da lui bramato è quello di battere la morte e salvare la vita dei suoi cari, in primo luogo la moglie Padmé Amidala, che egli teme ripetutamente di poter perdere come con la madre. Gesù non aveva bisogno di ambire a quel potere, che egli era stato attribuito da Dio; Anakin, invece, decide di seguire l’insegnamento del Signore Oscuro dei Sith per aiutarlo nella sua ricerca di un modo di sconfiggere la morte, al fine di utilizzarlo non per lui, ma per gli altri (laddove, invece, Palpatine lo desidera per sé stesso).

Divenuto Darth Vader, Anakin si trasforma nell’esatta negazione della dottrina e della pratica degli Jedi, una sorta di Anticristo che, analogamente alla figura apocalittica cristiana, distruggerà le istituzioni volute da Cristo, ossia la Chiesa (ne La vendetta dei Sith Anakin/Vader distrugge il Tempio Jedi e negli anni successivi darà la caccia ai cavalieri sfuggiti all’olocausto ordinato da Palpatine).

Egli non è il Male, ma solo il suo principale servitore: il Signore Oscuro dei Sith resta sempre Darth Sidious/Palpatine, ora assurto al rango di Imperatore della galassia. Analogamente, l’Anticristo è solo il servo di Satana, non Satana stesso.


Nelle sue vesti di Anticristo, Darth Vader in realtà porta a compimento, nel modo più violento e sanguinoso che si possa immaginare, la profezia che lo riguarda.

Non si può ignorare infatti che a più riprese, nei tre film prequel, l’Ordine degli Jedi appare di vedute limitate, indebolito dalla stessa decadenza che ha inesorabilmente colpito quella Repubblica che essi servono. “Ciechi noi siamo!”, sbotta Yoda quando apprende del piano di costruzione di un esercito repubblicano all’insaputa degli stessi Jedi. Non solo, per anni essi avevano finito per servire lo stesso Signore Oscuro che cercavano di combattere, senza accorgersi della vera identità del Cancelliere Palpatine. La miopia di cui si macchia l’Ordine Jedi coinvolge quindi lo stesso Anakin.

Non solo gli Jedi non si rendono conto del percorso intrapreso dal giovane finché non è troppo tardi, ma la loro stessa ritrosia ad accettare il potere di Anakin alimenterà l’odio del Prescelto, fino a convincerlo della necessità di compiere il passo fatale. In sintesi, Lucas dipinge nella sua seconda trilogia un quadro di decadenza che coinvolge gli stessi Jedi, “custodi di pace e giustizia nella galassia”.

Riportare l’equilibrio nella Forza vuol dire azzerare lo stesso Ordine, probabilmente allontanatosi troppo dai suoi compiti originali, sicuramente diventato sordo ai richiami stessi della Forza.

Se l’Anticristo distruggerà la Chiesa sarà anche per punire quanti, nella Chiesa stessa, si sono allontanati dall’originale insegnamento di Cristo e dal volere di Dio. In entrambi i casi si tratta di un azzeramento propedeutico a un nuovo inizio.


Darth Vader se ne renderà conto solo alla fine: nel suo percorso di caduta e redenzione ha fatto fino all’ultimo la volontà della Forza. Analogamente, pur inviato da Satana, l’Anticristo rientra nei disegni di Dio e compie la sua volontà, pur se indirettamente e, com’è ovvio, inconsapevolmente.

La vicenda umana di Anakin Skywalker si conclude con il suo ritorno al Lato Chiaro della Forza poco prima di morire. È il ritorno dello Jedi, appunto: Darth Vader uccide l’Imperatore liberando la galassia dal potere del Lato Oscuro e riporta così l’equilibrio nella Forza.

L’uccisione dell’Imperatore ha nella sua natura un doppio valore: Darth Vader compie tale gesto non per salvare sé stesso, ma suo figlio Luke e con lui l’ordine Jedi, e, soprattutto, si dona consapevolmente alla morte sacrificando la propria vita e ammettendo implicitamente i propri peccati.

Quando tutto sembrava perduto, ecco dunque che la maschera di Darth Vader viene disvelata, lasciando il posto ad Anakin Skywalker: il Prescelto ritorna per adempiere alla Profezia riportando l’equilibrio nella Forza, l’equilibrio tra bene e male, sacrificando sé stesso per la salvezza degli altri, in un definitivo richiamo alla figura cristiana di Gesù.


Se avesse ucciso l’Imperatore per prendere il suo posto (prospettiva che lo stesso Palpatine temeva) non avrebbe fatto altro che proseguire la linea di sangue del Lato Oscuro, dal momento che lo stesso Darth Sidious, aveva strappato vita e potere al suo precedente maestro. Ma nel momento in cui uccide l’Imperatore, Darth Vader è consapevole che morirà a sua volta; nel compiere quel gesto fatale, dimostra di essere superiore al suo maestro oscuro e quindi estraneo al Lato Oscuro, che non riconosce la morte ma combatte disperatamente per prolungare la vita. Del resto, la ragione per cui Anakin abbraccia il Lato Oscuro consiste appunto nel fatto di voler salvare le vite altrui, non la propria. O meglio, le vite dei suoi cari. Perderà quella dell’amatissima moglie Padmé, proprio a causa sua. Perciò, di fronte all’agonia del figlio quella parte di Anakin che era rimasta in lui prende il sopravvento: Vader impedisce all’Imperatore di uccidere quell’ultima persona per cui prova affetto, salva il figlio e immola sé stesso.

Ritorna infine l’analogia con Gesù Cristo: ritornato a essere Anakin Skywalker, il Prescelto morirà per la salvezza degli altri. Morirà per compiere il suo destino, assegnatogli dalla Forza. A Luke spetterà il compito di restaurare l’Ordine degli Jedi, come Pietro riceverà da Cristo il compito di edificare la Chiesa di Dio sulla Terra.


Ritornando, in conclusione, all’inizio del discorso, la profezia del Figlio dei Soli, poi abbandonata da Lucas nella trilogia classica, ma ripresa nella seconda trilogia, testimonia una precisa volontà da parte del creatore di Star Wars: quella, cioè, di utilizzare come fonte d’ispirazione dell’intero ciclo, tra le varie fonti di origine greca e orientale, anche la vicenda cristiana come narrata nei Vangeli.

Dell’epopea di Cristo, Lucas dimostra di conoscere non solo gli episodi più noti ma anche il suo significato più profondo. L’intera saga risulta arricchita dall’aggiunta, a questo punto imprescindibile, dei tre episodi ‘prequel’ per illuminare il senso del personaggio di Darth Vader, della sua caduta e successiva redenzione. Ciò, tuttavia, non fa di Star Wars un’allegoria del messaggio cristiano, come Le Cronache di Narnia; Lucas tratta giustamente la materia biblica ed evangelica come una delle diverse fonti d’ispirazione mitologiche della sua saga e libera il messaggio cristiano dalla chiusura della dottrina ecclesiastica per restituirgli quel senso di “storia universale” che possiede lo stesso ciclo di Star Wars.


Per approfondire:

Bibbia (tra il 250 a.C. e il 68 d.C.) di AA.VV.


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