Il genere horror piace.
Sono tanti i libri, i film e le serie televisive che testimoniano quanto ci affascini la ricerca del brivido. Spesso, la passione per il genere horror è la voglia, quasi infantile, di tornare a guardare il mondo con curiosità e timore. L’età adulta, infatti, porta con sé anche la consapevolezza di cosa sia la vita e delle motivazioni logiche e razionali che si celano dietro alcuni eventi o esperienze, levando quel brivido che provavamo da bambini di fronte all’ignoto. Le storie dell’orrore, quindi, sono in grado di farci, in un certo senso, regredire momentaneamente all’età infantile. Danno di nuovo voce a quel bambino curioso che vive ancora in ciascuno di noi e che affronta le esperienze di vita per la prima volta, con più partecipazione e impegno emotivo. Non a caso, in molte storie, si gioca proprio su alcune paure legate alla nostra infanzia, come il buio o i mostri.
A tal proposito, oggi non parliamo di mostri sacri del genere come Poe, Lovecraft e Stephen King. Oggi andiamo a recuperare una vera istituzione letteraria che ha fatto tremare e divertire intere generazioni di giovani lettori: i Piccoli Brividi!
Personalmente ho amato e amo tuttora alla follia i libri di questa collana horror nata dalla mente geniale di Robert Lawrence Stine.
I Piccoli Brividi sono la lettura confort di quella generazione di ragazzi cresciuta a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, che ha visto nascere una collana di racconti con la giusta dose di orrore e umorismo nero tutti firmati da R.L. Stine che, da allora, è rimasto nell’immaginario comune come il padre delle storie spaventose da scaffale. La collana è tuttora riconosciuta come uno dei maggiori successi letterari giovanili di tutti i tempi. D’altronde, gli oltre 400 milioni di copie vendute parlano da soli.
I libri avevano per protagonisti giovani teenager alle prese con avventure che li portavano a confrontarsi con maschere maledette, pupazzi parlanti, scienziati pazzi, spaventapasseri animati e via dicendo.
Un fattore che ne ha decretato il successo è sicuramente il sapiente mix tra genere horror e umorismo. Le storie, infatti, sono brevi e semplici, farcite da frequenti colpi di scena e ambientate in situazioni che oscillano tra inquietudine e umorismo. I protagonisti dei racconti vivono avventure che superano la realtà e li proiettano in momenti grotteschi e inquietanti, ma non sono mai in reale pericolo. Questa condizione di “spavento controllato”, con un lieto fine rassicurante e sempre presente, ha evidentemente soddisfatto le aspettative dei giovani lettori. Questi ultimi, infatti, si erano abituati a trattenere il fiato durante la storia, ma senza mai avventurarsi nell’orrore più cupo e tragico, tipico della letteratura di genere per adulti.
Si fa fatica a crederci, ma i primissimi volumi dei Piccoli Brividi furono un flop. I libri rimanevano sugli scaffali e nessuno li comprava! Ai nostri giorni un’operazione simile sarebbe a forte rischio stroncatura, ma il mondo degli anni Novanta viaggiava a una velocità inferiore e, semplicemente, si diede fiducia al tempo. Per fortuna, dopo quattro mesi, i Piccoli Brividi furono inaspettatamente “scoperti” dai ragazzini e iniziò un tam-tam che fu il vero motore di sponsorizzazione del prodotto.
Non fu, infatti, una promozione faraonica a decretarne il successo, né furono i social network (inesistenti all’epoca). Fu il semplice passaparola tra i giovani, che scoprirono i libri e li adorarono, a lanciare nell’olimpo delle vendite i romanzetti di Stine. Dopo una falsa partenza, i Piccoli Brividi invasero le librerie d’America e furono riproposti in tutto il mondo, diffondendo racconti horror edulcorati destinati ai giovani che impararono ad amarli e a divorarli.
I Piccoli Brividi hanno impresso nelle giovani menti il nome di R.L. Stine, il più prolifico autore di horror per ragazzi secondo il Guinness World Record.
Robert Lawrence Stine nasce l’8 ottobre del 1943 a Columbus, in Ohio, si laurea nel 1965 alla Ohio State University dopo aver lavorato per tre anni alla rivista umoristica del campus, Sundial. Da qui vediamo la sua spiccata predilezione per il comico, vena che è arrivata a contaminare anche lavori successivi come Bananas (una rivista scherzosa per ragazzi), le decine di libri scritti sotto lo pseudonimo di Jovial Bob Stine e lo stile della collana dei Piccoli Brividi. Quest’ultima avventura letteraria conta più di 200 volumi tra serie principali e spin-off, diventando una delle serie per ragazzi più venduta al mondo.
Il titolo originale della serie era Goosebumps, letteralmente “pelle d’oca” e rendeva perfettamente l’idea del contenuto nelle pagine; in italiano però non risultava egualmente accattivante e si è deciso di optare per quei “brividini” che scendono lungo la schiena quando si legge una storia spaventosa, senza però perdere riferimento al tipo di paura che anima la serie: minima, abbastanza da colpire, non sufficiente a lasciare il segno.
Infatti Stine punta al presente, al momento stesso in cui si legge, cercando di rendere il tutto più piacevole e intrattenente possibile, senza avere l’ambizione di scrivere chissà quale storia. Una narrativa efficace, di poche pretese, che accompagna il lettore nel momento in cui si immerge nella storia, facendo avvicinare migliaia di ragazzi alla lettura in modo spontaneo e piacevole.
Ma com’erano fatti i Piccoli Brividi? Vale la pena di osservarli da vicino, visto che anche l’estetica particolare di questi libri ha contribuito al loro grande successo.
La copertina era curatissima: colorata, con il titolo della serie traslucido e in rilievo a simulare una scritta sanguinolenta. Accattivante al primo sguardo, era difficile resistere al richiamo visivo.
Le illustrazioni, poi, erano particolarmente ispirate. Pur essendo aderenti alla trama del libro, erano realizzate per stuzzicare l’immaginazione senza svelarne in maniera eccessiva elementi fondamentali. L’equivalente di un trailer o di un bel teaser della puntata di una serie televisiva.
Anche i titoli facevano il loro sporco lavoro: Il pupazzo parlante, Al mostro! Al mostro!, 1,2,3…invisibile!, La Pendola del destino, Ectoplasmi!, Un insopportabile ronzio ecc.
Avete appena letto alcuni esempi della loro efficacia. Riescono a identificare il tema portante della trama e a generare interesse, ma conservando un alone di mistero che spinge a volersi addentrare tra le pagine.
Le pagine verdi poi erano un vero e proprio marchio di fabbrica. Un libro per ragazzi in brossura con i bordi delle pagine colorati di verde acceso non si era mai visto.
Ma Piccoli Brividi fa rima anche con adesivi fluorescenti! L’ultima pagina di ogni volumetto era zeppa di stickers fluorescenti a tema horror, pronti ad incollarsi su quaderni, diari scolastici, zaini, mobili e chi più ne ha più ne metta. Gli adesivi fluo brividosi, appesi in ogni dove, contribuirono ad aumentare l’attenzione sulla serie in modo naturale, secondo un principio di marketing indiretto molto efficace.
La serie ha subito più di un restyling estetico durante questi oltre 25 anni di vita, ma continua ad essere pubblicata in Italia e nel mondo. I volumi sono davvero tantissimi: 62 per la collana Piccoli Brividi, oltre a diversi volumi extra e numerose costole narrative parallele. Guardando all’ecosistema di pubblicazioni di R.L. Stine legate al brand, superiamo abbondantemente i 100 volumi.
Una produzione mostruosa che ha raggiunto anche il piccolo e grande schermo ispirando una serie tv andata in onda dal 1995 al 1998, due film di successo usciti al cinema nel 2015 e nel 2018 e una nuova serie televisiva che sarà distribuita il dal 13 ottobre da Disney+. Lo stesso autore pare non essersi mai stancato di regalare i suoi “piccoli brividi” ai giovani lettori di tutto il mondo.
Ancora oggi i Piccoli Brividi sono presenti nelle librerie, ancora oggi c’è la caccia su Ebay per le aste con i lotti più ricchi.
Perché sono una saga valida per il suo target che, grazie all’effetto nostalgia, non è indifferente neanche agli adulti.
Consiglio vivamente i romanzi di questa collana ai genitori che cercano letture adatte ai figli, agli insegnanti che hanno studenti che sostengono che non gli piaccia leggere, ai bambini e ragazzi che non hanno ancora trovato l’amico di carta che farà loro apprezzare la lettura.
Leggete i Piccoli Brividi e ve li ricorderete anche da grandi, non perché fanno paura, ma perché fanno al caso vostro.
Per approfondire:
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