top of page
Immagine del redattoreGiovanni Centola

Calvino, Tolkien e "I nostri antenati"

Aggiornamento: 29 ago 2023

Italo Calvino è riconosciuto come uno degli intellettuali italiani più importanti del Novecento, mentre John Ronald Reul Tolkien è ovviamente uno dei più grandi autori britannici di tutti i tempi, un gigante della letteratura mondiale ed è considerato il padre del genere fantasy così come lo conosciamo oggi.


Nel 1952, mentre Tolkien lavorava al suo capolavoro, usciva in Italia il primo libro della trilogia di Calvino, Il visconte dimezzato, nel 1957 Il barone rampante e nel 1959 Il cavaliere inesistente.

Solo nel 1960 usciranno in un'edizione unita e andranno sotto il nome de "I nostri antenati".



Il Signore degli Anelli venne invece riscritto a più riprese tra il 1937 e il 1949 e pubblicato in tre volumi (La compagnia dell'Anello, Le due torri e Il ritorno del re) tra il 1954 e il 1955.

La prima edizione italiana arrivò nel 1970.



Le due opere sono completamente diverse, ma entrambe hanno come prospettiva generale un'ambientazione neo-medievale nel segno comune di un ritorno al passato.

In questo caso, il Medioevo che ci fa leggere Calvino, fantastico e favolistico, è rielaborato con elementi sicuramente di matrice moderna affiancati da reminiscenze di altri autori come Ariosto e Tasso, che tradiscono la sensibilità verso un'immaginario medievalista tipicamente italiano.


Il Medioevo fantastico che Tolkien canta e descrive, invece, trae origine da capolavori della letteratura medievale come il Beowulf o L'Edda di Snorri, in cui accanto a figure sociali storicamente fondate come re e nobili guerrieri, trovano spazio creature fantastiche come elfi, nani, stregoni e draghi. Nel far questo, Tolkien si ispira a prosa e poesia norrena e anglosassone di vario genere, poemi dell'età antica e del Medioevo inglese cristianizzato, poesia arturiana di origine gallese, le fiabe popolari, gli indovinelli popolari inglesi, indovinelli medievali e curiosità filologiche (toponomastiche ed onomastiche).

Il titolo che Calvino sceglie non fa che trasportarci in quel mondo misterioso e affascinante, di un vago passato ancestrale dei nostri antenati e tenta di rileggere le vicissitudini umane alla luce fioca delle candele, in castelli oscuri e labirintici abitati da nobili e cavalieri, che in questo caso vagano sulla terra divisi a metà, perché il bene e il male giacciono sotto la stessa armatura sfavillante.


Ciò che Tolkien e Calvino (e tanti altri autori dopo di loro) avevano capito è che il fascino per il Medioevo deriva da quella fantasia e suggestione che nel nostro tempo mancano.

Eh sì, in quel periodo storico estremamente lungo a farla da padrona era la fantasia e la nostra capacità di "viaggiare nel tempo" grazie alle numerose fonti che abbiamo a disposizione ci permette di riportare un pizzico di quella magia nel nostro presente.

Impossibile non lasciarsi suggestionare dal Medioevo, sebbene la visione che abbiamo oggi di quel periodo sia particolarmente distorta.

E qui già sento i finti progressisti figli dell'ignoranza contorcersi le budella; apritelo un libro di storia ogni tanto, non fa mai male, anzi.

Le opere dei due scrittori, nonostante le differenze, possono essere accomunate anche da una serie di altri elementi presenti al loro interno:

  • il visconte dimezzato appare duplice come la personalità di Gollum;

  • il cavaliere inesistente, essendo incorporeo e identificabile solo grazie alla sua armatura, non può che richiamarci ai Nazgul, gli spettri dell'Anello servi dell'Oscuro Signore;

  • infine, il barone rampante, che vive sopra gli alberi, potrebbe sintetizzare quel senso antimoderno di un ritorno ad un idilliaco quanto inesistente passato, nel perfetto rapporto con la natura che caratterizza tutta l'opera e il sentire di Tolkien.

Concludo questo articolo con delle citazioni dei due autori inerenti alla fantasia, quella magnifica capacità umana che ci permette di evocare situazioni più felici e rassicuranti, in modo da affrontare le difficoltà e le vicissitudini del mondo reale.

"La Fantasia è un posto dove ci piove dentro." (Italo Calvino)

"La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione né smussa l'appetito per la verità scientifica di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione e più fantasie produrrà." (J.R.R. Tolkien)


Per approfondire:


Il visconte dimezzato (1952) di Italo Calvino

Il barone rampante (1957) di Italo Calvino

Il cavaliere inesistente (1959) di Italo Calvino

Il Signore degli Anelli (1955) di John Ronald Reul Tolkien

Post recenti

Mostra tutti

Commentaires


bottom of page