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Immagine del redattoreGiovanni Centola

La vera storia di Halloween

Aggiornamento: 27 ott 2023

Su Halloween ogni anno si spendono parole su parole favorevoli e contrarie, dai cittadini più comuni ai religiosi come il defunto Padre Gabriele Amorth. Quest’ultimo, riteneva che festeggiare Halloween significasse osannare il diavolo.

Halloween è tutt'altro che innocua! Festeggiare Halloween è rendere osanna al diavolo il quale, se adorato anche soltanto per una notte pensa di vantare diritti sulla persona. Halloween è una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco. L'astuzia del demonio sta proprio qui. Il tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente.

(Gabriele Amorth)


Ma è necessario fomentare terrore su una festività che ormai ha raggiunto ogni angolo del pianeta?Decisamente no.

Halloween c'entra qualcosa con il demonio? Assolutamente no.

Sappiamo davvero cosa sia Halloween? Scopriamolo insieme!


Forse non tutti sanno infatti che la festa di Halloween non nasce in America, ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico.

Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigrati, che spinti dalla terribile carestia dell’Ottocento, si diressero numerosi verso la nuova terra.

Osserviamo nel dettaglio cosa è successo e come attraverso i secoli sono cambiate le cose.

Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en) deriva dalla forma contratta di All Hallows’Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day.

L’importanza che, tuttavia, viene data alla vigilia si deduce dal valore della cosmologia celtica: questa concezione del tempo, seppur soltanto formalmente e linguisticamente parlando, è molto presente nei paesi anglofoni, in cui diverse feste sono accompagnate dalle parole “Eve”, tra cui la stessa notte di Capodanno, “New Year’s Eve”, o la notte di Natale “Christmas Eve”.

I Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi.

Le tribù celtiche, fin dall’Età del Ferro, prima della conquista da parte dei Romani, occupavano quasi tutta l’Europa continentale e le isole britanniche.

I Celti erano una popolazione indoeuropea suddivisa in diverse tribù che si diffusero nell’Europa centro-occidentale nel corso del I millennio a. C.: Galli nell’attuale Francia e in Italia nella Pianura Padana, Celtiberi nella penisola iberica, Britanni nelle isole britanniche, Galati nei Balcani e in Anatolia.

Vivevano in villaggi e fortificati ed erano organizzati in clan e in tribù con a capo un re, che presiedeva un’assemblea di uomini liberi.

La loro religione era strettamente intrecciata con la magia: per i Celti, infatti, il mondo era popolato da mostri e divinità che era necessario placare con pratiche magiche; i sacerdoti incaricati di questi riti erano i druidi, i quali erano considerati maghi, sapienti e maestri ed erano, di fatto, le figure più importanti della comunità. Non avevano templi, ma i loro luoghi di culto erano boschi, soprattutto di querce e altri luoghi naturali.

La società era dominata dalla classe dei guerrieri e dei sacerdoti e la loro economia si basava sull’agricoltura e sull’allevamento ed erano anche molto abili nella lavorazione dei metalli.

Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1 gennaio come per noi oggi, bensì il 1 novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende.

Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate.

In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso.

In quel periodo dell’anno i frutti dei campi (che pur non essendo la principale attività dei celti, venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dèi per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità.


L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano Lughnasadh (1o agosto), Beltane (30 aprile o 1o maggio), Imbolc (1-2 febbraio), Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21 settembre).




L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari.

La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti.

I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra.

Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per tre giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.



In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi.

Attraverso le conquiste romane, cristiani e Celti vennero a contatto. L’evangelizzazione delle isole britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1o Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.


Fu Odilone di Cluny, nel 998 d.C., a dare l’avvio a quella che sarebbe stata una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. Egli diede disposizione affinché i monasteri dipendenti dall’abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1 Novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’Eucarestia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un’usanza che si diffuse ben presto in tutta l’Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi.

La Festa di Ognissanti, infatti, fu celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d. C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. Successivamente, Papa Gregorio III stabilì che la Festa di Ognissanti fosse celebrata non più il 13 Maggio, bensì il 1° Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Fu circa nel IX secolo d.C. che la Festa di Ognissanti venne ufficialmente istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV. Fanno eccezione i cristiani Ortodossi, che coerentemente con le prime celebrazioni, ancora oggi festeggiano Ognissanti in primavera, la domenica successiva alla Pentecoste.

L’influenza del culto di Samhain non fu, tuttavia, sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X secolo, una nuova festa: il 2 Novembre, Giorno dei Morti, dedicato alla memoria delle anime degli scomparsi.

Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione dagli Irlandesi. Dal 1845 al 1848, la peronospora, malattia della patata, distrusse la maggior parte delle coltivazioni.

La carestia non tardò a scoppiare violenta, provocando diverse epidemie (tifo, dissenteria, scorbuto). La gente moriva a decine di migliaia ai bordi delle strade.

In quel periodo per sfuggire alla povertà, molte persone decisero di abbandonare l’isola e di tentar fortuna negli Stati Uniti, dove crearono, come molte altre nazionalità, una forte comunità. All’interno di essa venivano mantenute vive le tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi il 31 Ottobre veniva celebrato Halloween.

Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il popolo americano, diventando quasi una festa nazionale.

Più recentemente, gli Stati Uniti grazie al cinema ed alla televisione hanno esportato in tutto il mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa che ne era rimasta estranea. In moltissimi film, telefilm e serie televisive spesso appaiono la famosa zucca ed i bambini mascherati che bussano alle porte. E molti, infine, sono i libri ed i racconti horror che prendono Halloween come sfondo o come spunto delle loro trame.

Negli Stati Uniti, Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti. Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre!


Per approfondire:

Halloween. Storia e tradizioni (2005) di Jean Markale

Halloween. Nei giorni che i morti ritornano (2006) di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi

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