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Immagine del redattoreGiovanni Centola

Il karma di "Una poltrona per due"

Tra i film più amati in Italia durante le festività natalizie, Una poltrona per due è ben più di una semplice commedia.



Diretto da John Landis e distribuito nei cinema nel 1983, il film è un’esplosiva satira del sistema capitalista nonché un’efficace denuncia delle disuguaglianze sociali, mascherata da comicità brillante. Sebbene oggi venga talvolta tacciato di “politicamente scorretto”, una lettura più attenta ne rivela tutta la profondità filosofica e la sua critica strutturale.

Al centro della storia ci sono i fratelli Duke, cinici esponenti dell’alta finanza che riducono la vita umana a una mera questione di profitto, manipolando le sorti di due uomini, il privilegiato Louis Winthorpe III (Dan Aykroyd) e lo scaltro Billy Ray Valentine (Eddie Murphy), per un esperimento sociologico e una scommessa di solo un dollaro. Questo escamotage narrativo smaschera le ipocrisie del mito meritocratico: il destino degli individui non è legato alla virtù o all’impegno, ma piuttosto a circostanze sociali decise dall’élite.



Il film deride il sistema capitalista trasformando i suoi esponenti in caricature grottesche, incapaci di riconoscere persino la loro fragilità quando la stessa macchina che dominano si rivolta contro di loro. Il riscatto finale di Louis e Billy Ray, che distruggono i fratelli Duke utilizzando il sistema stesso, è un trionfo di intelligenza e giustizia poetica. Oltre al fatto che si parla di lotta di classe vera e propria.

Uno dei temi più sottili del film è il concetto di karma: ogni azione ha una conseguenza, ed è proprio questa legge universale che determina il destino dei personaggi; i Duke, accecati dalla loro avidità e arroganza, cadono vittime della stessa dinamica di manipolazione che avevano imposto ad altri, subendo una disfatta umiliante e meritata; allo stesso modo, Billy Ray e Louis trovano il riscatto attraverso il ribaltamento delle ingiustizie, trasformando un’esperienza inizialmente distruttiva in una rivalsa personale e sociale.



Il messaggio è chiaro: le azioni immorali tornano inevitabilmente al mittente, mentre la collaborazione tra persone diverse può abbattere anche i poteri più consolidati.


Nel panorama contemporaneo, Una poltrona per due è spesso accusato di essere politicamente scorretto per alcune battute, gag e rappresentazioni di stereotipi. Tuttavia, queste critiche rischiano di ignorare il contesto e il messaggio del film; ogni elemento potenzialmente “offensivo” non è gratuito, ma funzionale a smascherare pregiudizi e dinamiche sociali.

Eddie Murphy, ad esempio, sfrutta ironicamente stereotipi culturali non per perpetuarli, ma per ridicolizzarli. Il vero bersaglio della satira non sono le minoranze, ma l’élite bianca, ricca e ignorante, incapace di riconoscere la propria ottusità.

La presunta scorrettezza del film è, dunque, una provocazione consapevole, che stimola riflessioni profonde sul potere e sul privilegio.


Una poltrona per due è un film che mette a nudo l’assurdità del capitalismo sfrenato e delle disuguaglianze, utilizzando l’ironia e la comicità per affrontare temi di grande rilevanza.

Etichettarlo come offensivo o superato sarebbe un errore, significherebbe ignorare la forza della satira nel rompere tabù e nel denunciare le ipocrisie sociali.

Se c’è un messaggio che il film ci lascia è che il cambiamento è possibile solo riconoscendo e ribaltando le ingiustizie.

E il karma, sia nel mondo reale sia nella narrativa, prima o poi trova sempre la sua strada.


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