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Immagine del redattoreGiovanni Centola

Il Diluvio Universale: la verità dietro il mito

Il Diluvio Universale è una storia molto particolare presente nei miti di moltissimi popoli sparsi per il mondo. In generale, il diluvio è visto dai nostri antenati come una punizione divina imposta per distruggere il genere umano.


Il racconto più celebre collegato a questa catastrofe, è quell’Arca di Noè, contenuto all’interno della Bibbia e diffuso nelle religioni ebraica, cristiana e islamica.

Il protagonista del racconto biblico legato al Diluvio Universale, che occupa il settimo e l'ottavo capitolo della Genesi, è appunto Noè.

Secondo la narrazione biblica, Dio era intenzionato ad inviare il Diluvio Universale per punire la malvagità degli uomini sulla Terra (in particolare dei discendenti di Caino) e avvertì Noè di preparare un'arca dove mettere in salvo se stesso e la sua famiglia.


Incaricato quindi da Dio di costruire l'arca per raccogliere tutti gli animali terrestri, all'inizio della catastrofe Noè si rifugia all'interno dell'imbarcazione con la moglie, i figli e le loro mogli. Per quaranta giorni e quaranta notti la tempesta ricopre la superficie terrestre, fin sopra a tutte le montagne più alte; dopo quaranta giorni Dio fa cessare vento e pioggia e le acque cominciano a ritirarsi dopo centocinquanta giorni. L'arca - sempre secondo il racconto biblico - si arena sul monte Ararat. Noè decide quindi di lasciare andare un corvo per capire se le acque si sono abbassate completamente. L'uccello però non fa più ritorno, così decide di impiegare una colomba. La prima volta torna indietro perché non trova una superficie dove posarsi; al secondo tentativo fa ritorno portando un ramo d'ulivo nel becco, a significare che la terra è nuovamente visibile; la terza volta la colomba non torna, e Dio ordina a Noè di scendere dall'arca mentre nel cielo appare uno sfolgorante arcobaleno, segno della nuova alleanza tra Dio e gli uomini.



Per moltissimo tempo, la storia del Diluvio Universale è stata considerata una verità: c’era chi lo datava nel 2.000 a. C, chi lo datava nel 5.000 a. C., ma la prova più importante rimaneva solo e soltanto nella Bibbia.

Ci fu poi ovviamente un periodo, man mano che andava a svilupparsi un pensiero laico, la sola idea che un diluvio universale fosse accaduto, semplicemente iniziò a sembrare ridicola.

Nell’ultimo secolo, una serie di scoperte archeologiche hanno portato alcuni storici ed archeologi a pensare che il diluvio universale non sia altro che un ricordo ancestrale di un evento realmente accaduto.

La storia del diluvio, come abbiamo detto, riunisce molti popoli ed è quindi parte del patrimonio folkloristico mondiale. La diffusione di un simile mitologema in culture molto diverse ha suggerito che possa esistere un fondamento di realtà: un'antica catastrofe, ingigantita e mitizzata, che è giunta fino a noi, dapprima tramite la tradizione orale, poi grazie agli scritti antichi.

La mitologia greca ci parla ad esempio del mito di Deucalione e Pirra, scelti per essere salvati dal diluvio e destinati a generare l’intera umanità. Deucalione e Pirra, rispettivamente figli dei Titani Prometeo ed Epimeteo, erano due anziani coniugi senza figli. Gli dèi permisero loro di salvarsi dal diluvio che si sarebbe abbattuto sulla terra in modo che facessero rinascere l'umanità. Su ciò che avviene dopo il diluvio esistono due versioni, che comunque portano allo stesso epilogo.


Secondo una prima versione, essi hanno, come premio per la loro virtù, diritto ad un desiderio, ed essi chiedono di avere con loro altre persone. Zeus consiglia allora ai due superstiti di gettare pietre dietro la loro schiena, e queste non appena toccano terra si mutano in persone, in uomini quelle scagliate da Deucalione, in donne quelle scagliate da Pirra.

Secondo un differente, racconto l'idea di gettare pietre deriva da una profezia dell'oracolo di Temi, che indicava ai due di lanciare dietro di loro "le ossa della grande madre". Essi comprendono allora che l'oracolo si riferisce alla Terra, ricordiamo che entrambi sono figli di Titani e che le ossa della Terra sono le pietre, quindi se le lanciano alle spalle e queste si tramutano in uomini e donne ripopolando la terra.





I Maya parlano di un diluvio provocato dal dio Huracan. Divinità di alto rango, Huracan era il Supremo dio Creatore dei Maya, i quali erano stati plasmati a partire dal mais; adirato con i primi uomini, inviò il Gran Diluvio che è una versione maya del diluvio universale.






Se ci spostiamo dalla parte opposta del mondo, in India, abbiamo delle storie che parlano di un diluvio mandato dagli dèi, anche in questo caso per punire la superbia degli uomini, dal quale un uomo saggio di nome Manu si sarebbe salvato grazie ad un pesce.

Secondo il mito, Vaivasvata Manu, conosciuto anche come Satyavrata, stava compiendo le sue abluzioni quando un pesciolino (Matsyu) nuotò tra le sue mani e, supplicandolo di salvarlo, gli preannunciò che lo avrebbe a sua volta salvato dall'imminente Diluvio Universale che stava per sterminare tutte le creature.

Manu pose il pesciolino in una giara, ma Matsyu crebbe più grande di questa, così lo mise in una vasca sempre più grande, infine lo liberò nell'oceano, riconoscendo in lui la presenza di del dio Viṣṇù.

Matsya gli spiegò quindi come sopravvivere al disastro imminente intimandogli di costruire una grande arca e di porre in essa i semi delle piante, degli animali e i Saptaṛṣi (sacri testi chiamati anche Veda), per la futura rigenerazione del creato. Quando il Diluvio sommerse la terra, la grande arca di Manu vagava senza meta finché usando come corda Śeṣa-nāga, il Serpente cosmico, legò la nave al corno di cui disponeva l'enorme pesce Matsyu, e questi lo condusse alle pendici di un monte nel frattempo emerso dal Diluvio.

Manu, successivamente, meditando avrebbe dato vita a delle donne con le quali si sarebbe accoppiato e poi avrebbe ridato vita all’intera umanità.


Nell’antico Egitto esisteva una leggenda secondo cui il dio Ra, la divinità del Sole degli antichi Egizi, un giorno decise di punire l’umanità per i suoi peccati; mandò la dea leonessa Sekhmet a punire l'umanità, ma ad un certo punto si pentì per la sua decisione perché la dèa stava compiendo un vero e proprio massacro; per evitare che la feroce divinità completasse lo sterminio, Ra sommerse la Terra di birra mista a ocra rossa e Sekhmet, scambiandola per sangue, se ne ubriacò e mise fine al massacro.


Esistono molte fonti di leggendarie alluvioni nell'antica letteratura cinese, alcune appaiono come un diluvio mondiale, ma molte versioni vengono riportate come inondazioni locali. Un certo numero di esse ha come tema l'alluvione causata da dèi ostili, altre sono basate su eventi storici.

Shu Jing, o Libro della Storia, probabilmente scritto attorno al 500 a.C. o prima, inizia con l'Imperatore Yao mentre affronta il problema delle acque alluvionali che hanno "raggiunto i cieli". Questo è il contesto per l'intervento del famoso Da Yu, che riuscì con successo a controllare le acque e fondò poi la prima dinastia cinese. La traduzione dell'edizione del 1904 datò il Diluvio cinese al 2348 a.C. circa, calcolando che questo fu lo stesso anno del Diluvio biblico secondo alcuni studiosi.

Shan Hai Jing, Il Classico delle Montagne e dei Mari, si conclude con il regnante cinese Da Yu che spende dieci anni a controllare un Diluvio le cui acque alluvionali avevano raggiunto il cielo.

Chu Ci, il Liezi, Huainanzi, Shuowen Jiezi, Siku Quanshu, Songsi Dashu, e altri libri, come pure molte leggende popolari, contengono tutti riferimenti a una donna di nome Nüwa; Nüwa riparò i cieli dopo la grande alluvione o calamità, e ripopolò il mondo con le persone. Esistono molte versioni di questa leggenda.

Le antiche civiltà cinesi concentrate attorno al Fiume Giallo, vicino alla odierna Xian, credevano che le alluvioni del fiume fossero causate da draghi (rappresentanti dèi) che vivevano nel fiume, quando si arrabbiavano per gli errori commessi dagli uomini.

Nella mitologia norrena esistono due diluvi separati. Secondo l'Edda in prosa di Snorri Sturluson, il primo si ebbe all'alba dei tempi, prima che il mondo fosse creato. Ymir, il primo gigante, venne ucciso dal dio Odino e dai suoi fratelli Víli e Vé, e quando Ymir morì, perse così tanto sangue dalle sue ferite che fece affogare quasi l'intera razza di giganti, con l'eccezione del gigante di brina Bergelmir e di sua moglie. Essi scapparono su una nave e sopravvissero, divenendo i progenitori di una nuova razza di giganti. Il corpo di Ymir venne usato per formare la terra mentre il suo sangue divenne il mare.


Il secondo diluvio, nella linea temporale della mitologia norrena, è destinato ad accadere nel futuro durante il Ragnarǫk, la battaglia finale tra gli dei e i giganti. Durante questo evento apocalittico, Jormungandr, il grande serpente marino che giace nelle profondità del mare circostante Miðgarðr, il regno dei mortali, salirà dagli abissi marini e si unirà al conflitto; questo causerà un'alluvione catastrofica che sommergerà la Terra. Tuttavia, dopo il Ragnarök la Terra rinascerà, e comincerà una nuova era per l'umanità.


La storia che però è più simile al Diluvio Universale biblico e da quale molto probabilmente quest’ultimo deriva, è il cosiddetto Diluvio Sumerico; la scoperta di questa storia, incisa su una tavoletta d’argilla ritrovata nell’antica Ninive ((Iraq Settentrionale) e risalente al 700 – 600 a.C., tradotta da un certo George Smith e conservata al British Museum, fu sostanzialmente quella che fece pensare agli storici che un diluvio potesse essere realmente accaduto. Questo perché il fatto che la storia del diluvio fosse così antica (le prime città sumere sorsero circa 4000 anni prima della nascita di Cristo), iniziò a far pensare a tutti gli effetti che una catastrofe planetaria del genere potesse essere avvenuta anche nella realtà.

La tavoletta del diluvio altro non era che un capitolo dell‘Epopea di Gilgamesh, un poema antichissimo che raccoglie tutti quegli scritti che hanno come oggetto le imprese di Gilgamesh, mitico re di Uruk.

Nell’Epopea di Gilgamesh, quest’ultimo ad un certo punto decide di diventare immortale e quindi decide di chiedere aiuto per riuscire nell’impresa all’unico uomo al momento veramente immortale: quest’uomo si chiama Utnapishtim e un tempo, molto prima di Gilgamesh, era stato un re.

Moltissimi anni prima, Utnapishtim fu aiutato dal dio della giustizia e della saggezza, Enki, a costruire un'imbarcazione, nella quale avrebbe potuto salvarsi dal diluvio inviato da Enlil per distruggere l’umanità, perché le persone sulla Terra erano diventate così rumorose da disturbare il sonno degli dèi. Il dio Enki diede quindi istruzioni al devoto Utnapishtim perché si possa salvare; Utnapishtim costruisce quindi un’arca sulla quale imbarca tutti i suoi familiari, ogni seme di vita, tutti gli animali selvatici e domestici, tutto il suo oro e argento.

Si scatenano le acque e un fuoco celeste distrugge tutto ciò che non è rimasto sommerso.

L’uragano dura sette giorni. Utnapishtim libera prima una colomba e poi una rondine, ma ritornano tutte e due non avendo trovato un luogo dove posarsi. Alla fine invia un corvo, che non ritorna più.

Utnapishtim allora approda in cima a una montagna. Offre subito un sacrificio e gli dèi accorrono compatti, essendo egli l’unico loro adoratore che sia sopravvissuto.


Come ricompensa alla sua fedeltà, Utnapishtim e sua moglie sono condotti alla «bocca dei due fiumi» dove vivranno eternamente, mentre i loro figli salvati dal diluvio ripopoleranno il mondo che gli dèi non puniranno mai più con una calamità collettiva.

Il racconto in questione ha moltissime somiglianze con quello dell’arca di Noè e questo sorprese molto gli archeologi che iniziarono a chiedersi se non ci fosse stato un qualche avvenimento catastrofico del passato rimasto impresso nella memoria degli uomini che quindi la traslarono in leggenda.

Si iniziò a pensare ad uno tsunami, ma era difficile pensare che uno tsunami si fosse spinto così verso Ovest, qualcuno iniziò a pensare ad un meteorite, che cadendo in mare avrebbe provocato un’enorme inondazione; questo caso l'impatto, che avvenne in un luogo a quel tempo sotto il livello del mare o comunque molto vicino alla costa, avrebbe provocato frequenti piogge nella zona per l'evaporazione dell'acqua e forse un enorme maremoto, di cui si sarebbero trovate tracce in un deposito di sedimenti sabbiosi, spesso più di due metri; l'effetto di questo ipotetico maremoto in Mesopotamia sarebbe effettivamente paragonabile a quello del diluvio universale, mentre è possibile supporre che le piogge abbiano portato prosperità e fertilità del terreno anche in una zona come quella del vicino deserto Arabico.


Un’altra teoria che iniziò a circolare fu quella secondo cui il Diluvio Universale altro non fosse che il ricordo ancestrale di un enorme alluvione avvenuto in Mesopotamia, la terra fra i fiumi Tigri ed Eufrate, dove appunto vivevano i Sumeri; scavando in profondità si trovò uno strato di limo molto spesso, datato all’incirca 4.000 a.C., che copriva alcune città più antiche e si arrivò quindi a pensare che nell’area mesopotamica, a tutti gli effetti, ci fosse stato un grande alluvione e che il racconto sul diluvio fosse proprio riferito a questo episodio. Fu dimostrato successivamente che questa alluvione, se avvenuto, non fu tuttavia così disastroso da far pensare alla distruzione del mondo.


Una seconda teoria sviluppatasi successivamente pensa invece che l’origine della leggenda sia ancora più antica; il ricordo ancestrale legato al diluvio universale riguarderebbe il periodo in cui il Mar Mediterraneo era un mare chiuso e quindi più asciutto, ma in seguito sarebbe stato invaso nuovamente dalle acque dell’oceano che, passando dallo stretto di Gibilterra, sarebbero ritornate per “riempirlo”; questa storia tuttavia non è possibile poiché il riempimento del Mediterraneo avvenne 5 milioni di anni prima della nascita di Cristo, un tempo nel quale nessuno dei nostri antenati era abbastanza evoluto per trasmettere questo ricordo.


Secondo gli storici però, c’è un altro avvenimento molto simile che avvenne nel Mar Nero; pare infatti che durante l’ultima glaciazione il Mar Nero fosse rimasto chiuso, a causa della chiusura dello Stretto dei Dardanelli, e avesse iniziato ad evaporare lasciando scoperti enormi appezzamenti di terreno dove probabilmente alcune delle popolazioni più antiche dell’umanità vivevano. All’incirca nel 5.000 a.C. però, le acque del Mar Mediterraneo avevano ripreso a salire, essendo terminata l’era glaciale, con lo scioglimento dei ghiacciai che aveva fatto salire le acque del mare in tutto il mondo; lo Stretto dei Dardanelli era stato quindi nuovamente sfondato e le acque erano tornate a bagnare il Mar Nero e il passaggio dell’acqua avrebbe ricoperto le terre dove, secondo la teoria, vivevano i nostri antenati i quali erano quindi fuggiti verso le montagne vicine, una delle quali era il Monte Ararat, che secondo la leggenda è il monte sulla cui cima sarebbe arrivata l’arca di Noè, e poi si sarebbero spostati verso la Mesopotamia, portando con loro il ricordo di questi avvenimenti.

Tuttavia, anche questa teoria è abbastanza dibattuta poiché non esistono prove certe che tutto questo sia avvenuto e secondo alcuni il Mar Nero era effettivamente più chiuso, ma aveva comunque un passaggio. Il ritrovamento dei resti di alcune civiltà effettivamente ritrovati sotto il Mar Nero, un mare che comunque stiamo studiando realmente solo negli ultimi anni, rende difficile confutare questa teoria.

Andare a ricercare un’origine storica del Diluvio Universale è interessante, ma altrettanto difficile poiché stiamo parlando di un’epoca antichissima di cui i reperti sono molto scarsi.

C’è da dire però che nei tempi antichi quando l’umanità narrava una storia lo faceva anche per comprendere un evento che capiva e quando voleva narrare una storia che parlava di distruzione e di rinascita lo faceva semplicemente cercando di mostrare in maniera più grande ciò che già conosceva: sostanzialmente si ingigantiva un evento realmente accaduto per creare una storia.

E quindi gli antichi, quando volevano raccontare una storia in cui le divinità decidevano di distruggere l’umanità, non avevano nessun migliore esempio se non quello di una grande inondazione come quelle che molto probabilmente subivano frequentemente, come ad esempio in Egitto con le inondazioni periodiche del Nilo che portavano il limo o tutte le popolazioni antiche che vivevano lungo i fiumi. Possiamo citare anche le popolazioni scandinave, i cui diluvi sono stati esposti precedentemente, che vivendo vicino il mare ne conoscevano bene la furia.


La leggenda sul Diluvio Universale non sarebbe altro che una metafora della crisi, un avvenimento che arriva come elemento di purificazione cosmica, latore di un nuovo inizio.

Le mitologie, da Occidente a Oriente, raccontano infatti che i nostri antenati, dopo periodi di grande crisi, a un certo punto venivano spazzati via, per ritornare a vivere forme più semplici di sopravvivenza, sentimenti, condivisione e nuova vitalità.

Il tempo contemporaneo, fatto di instabilità e poche certezze, assomiglia al tempo del diluvio. Forse non ci sarà un nuovo Diluvio Universale, ma sono in atto molte turbolenze, di cui alcune piuttosto forti.

È probabile che i “temporali" cui abbiamo assistito finora siano poca cosa rispetto a qualche “ciclone" che si sta formando.

E nessuno, che io sappia, sta costruendo l’arca di Noè.


Per approfondire:

Bibbia (dal X secolo a. C) AA.VV.

Episodi e personaggi della Bibbia (2004) di Chiara de Capoa

Le storie del diluvio (1899) di Hermann Usener






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