Le città, nell’antichità, erano generalmente il centro di un potente impero e apparivano legate ad un duplice senso di gloria e caducità, legata all’eterna sete di vanità dell’animo umano.
Questo spiegava Magris in un articolo del Corriere della Sera dal titolo Amore, speranza e morte, le città della nostra vita.
Ninive, Persepoli e Babilonia, capitali rispettivamente degli antichi imperi assiro, persiano e babilonese, evocavano allo stesso tempo grandezza e rovina.
Con l’avvento di Atene, la culla della civiltà, la città acquisì una nuova visione, nella quale i rapporti umani erano più tangibili e concreti. Tutto ciò, sul modello della tradizionale città mediterranea, della quale, secondo L’Enciclopedia delle scienze sociali di P. George, ogni città ripropone sempre tre elementi tipicamente mediterranei, unendo il sacro, il politico e l’economico:
l’elemento del sacro impone dei doveri collettivi generatori di disciplina;
l’elemento politico disciplinava la sovranità legata allo spazio dominato dalla città;
il terzo elemento era quello economico, in quanto il mercato simboleggiava il cuore pulsante della città, l’organo funzionale, dove si riuniva la maggior parte della popolazione attiva.
L’antica Roma era invece un modello del tutto diverso, avanti anni luce a molte città dell’epoca ed era una vera e propria metropoli simile alle moderne Londra e New York.
Con il passare degli anni, le città sono diventate sempre più settorializzate, con quartieri per ricchi e quartieri per poveri.
Il progresso non ha comunque diminuito problemi come l’inquinamento cittadino, oggi dovuto soprattutto all’eccessiva emissione di idrocarburi. Inoltre, la divisione tra lavoro, tempo libero e vita privata non esiste più e le persone stanno diventando sempre più “macchine” che si muovono all’interno di un’enorme giungla di acciaio e cemento.
Nella continua crescita urbana, ormai fuori controllo, molti spazi cittadini, ritenuti inutili sono stati abbandonati e sono diventati “non luoghi”, ovvero luoghi di solitudine e mancanza di significato, le cosiddette “periferie”.
Le periferie diventano la meta principale inoltre per le persone che vengono da fuori, ovvero gli immigrati, e spesso questi luoghi abbandonati e non curati diventano terreno fertile per delinquenza e violenza.
Secondo Italo Calvino, questi “non luoghi” diventano città a sé stanti, "costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde e le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra", come riporta lo stesso Calvino nel suo romanzo Le città invisibili.
Questi aspetti furono evidenziati anche dallo scrittore statunitense Howard Philips Lovecraft, che li utilizzò per descrivere l’ambiente di periferia del suo racconto del terrore L'orrore a Red Hook, al fine di denunciare il degrado della periferia di New York.
Quello delle periferie è dunque una questione importante che purtroppo ogni città, tutt’oggi, ha lasciato irrisolta.
In un articolo di giornale legato alle periferie, pubblicato sul quotidiano Il Mattino, il giornalista A. Galdo, rende pubbliche le dichiarazioni del più grande architetto italiano vivente, Renzo Piano, il quale esprime la sua opinione sulle periferie e su quali miglioramenti dovrebbero essere apportati.
Secondo Piano, bisognerebbe prima di tutto fare in modo che anche nelle periferie vengano importati i servizi pubblici essenziali e non farle diventare solo dei “grandi dormitori”, ma dei luoghi di incontro e vivacità. Inoltre, l’immigrazione nelle periferie diventerebbe più sostenibile se alla separazione sociale non si sovrapponesse quella etnica.
In conclusione, accanto alle città moderne, che l’uomo ha costruito ne sono sorte delle nuove, quelle di periferia, delle quali si dovrebbe imparare a cogliere non solo gli aspetti negativi, ma anche quelli positivi, affrontando questa realtà per migliorarla, anzi, lasciarla migliore di come la si è trovata.
Per approfondire:
Amori, speranze, morte, le città della nostra vita, C. Magris, Corriere della Sera, 9/9/2005
L'Enciclopedia delle scienze sociali (1991) di P. George
Le città invisibili (1972) di Italo Calvino
L'orrore a Red Hook (1927) di Howard Phillips Lovecraft
Comments